Se la televisione è come dicono, com’è innegabile, l’invenzione più importante della modernità, quella che ha annullato le distanze, i tempi, le scritture, i meridiani, e unificato il mondo con la sua lanterna magica, se nella società odierna esiste, si conta solo se si compare in televisione, se il controllo della televisione vale più del controllo dell’oro e delle armi, se essa è decisiva, insostituibile, se riassume e rappresenta la nostra civiltà, vogliamo, per favore, dirci qual è il suo livello intellettuale, quale alimento intellettuale ci fornisce quotidianamente?

Giorgio Bocca, Grazie no, 7 idee che non dobbiamo più accettare, p. 83, Feltrinelli.

Io so e ho le prove. Io so come hanno origine le economie e dove prendono l’odore. L’odore dell’affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto. Io so. E la verità della parola non fa prigionieri perché tutto divora e di tutto fa prova. E non deve trascinare controprove e imbastire istruttorie. Osserva, soppesa, guarda, ascolta. Sa. Non condanna in nessun gabbio e i testimoni non ritrattano. Nessuno si pente. Io so e ho le prove. Io so dove le pagine dei manuali d’economia si dileguano mutando i loro frattali in materia, cose, ferro, tempo e contratti. Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra. Non ho video compromettenti in garage nascosti in inaccessibili paesi di montagna. Né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni. Io vedo, trasento, guardo, parlo, e così testimonio, brutta parola che ancora può valere quando sussurra: “È falso” all’orecchio di chi ascolta le cantilene a rima baciata dei meccanismi di potere. La verità è parziale, in fondo se fosse riducibile a formula oggettiva sarebbe chimica. Io so e ho le prove. E quindi racconto. Di queste verità

Roberto Saviano, Gomorra, pp. 234-240 (wiki)