Scoparsi la democrazia

Cittadini che si scopano poliziotti

Cittadini che scopano poliziotti

Poliziotti che riprendono passanti che riprendono poliziotti. Succede a Seattle e il video è stato caricato dal canale youtube del Seattle Police Department.

Nel futuro più dispotico che tu possa immaginare, il massimo di sovversione che il potere può rischiare di subire è questa paparazzata, uno specchio che riflette sé stesso, come il gioco che facevo nel salotto di mia zia entrando in quel corridoio infinito che genera due specchi frontali. Questa gente potrebbe star riprendendo qualunque cosa, Madonna sul red carpet o un negro pestato a sangue. Non ha importanza.

Lacan (dai che mo si porta di nuovo lo strutturalismo) la chiama la trappola dell’immaginario, ovvero l’impasse dell’infanzia, l’impossibilità di uscire da una situazione nella quale ci si trova la bomba atomica, tipo (dal più patologico al meno) in braccio alla mamma, davanti a un videogioco, davanti a un film sul divano. L’immagine/video ti calamita e ti assorbe, come il buio in sala e la luce del proiettore. Quella condizione per cui il processo di identificazione è inceppato ai primi passi, ti fa dire io-sono-questo-ma-non-ancora-quello-che-non-sono-io: è il primo momento, quello in cui hai appena scoperto te stesso, il tuo corpo, i tuoi movimenti, e tutto quello che vedi intorno a te è sempre e solo te. Il narciso. E così non vuoi saperne di identificarti in qualcosa che non sia tu, di imparare le regole, di esternare un’azione, di maturare la tua educazione, di diventare grande. La società sta messa un po’ così ultimamente, non vuole cambiare le cose, si scoccia, è così bello sto schermo. Questi guardano l’ingiustizia, l’oppressione e…guardano l’ingiustizia, l’oppressione.

Nell’era dei metadati è questo l’atto rivoluzionario perfetto, non la sovversione fisica, la violenza insurrezionale, botte, proteste, lotta, ma una loro sublimazione. Il futuro chirurgo non tagliuzza più la coda delle lucertole, ma nasce, cresce e muore con un telefonino in mano, nasce già sublimato, per cui non sublima proprio nulla. Sì! Ti riprendo con un cazzo di smartphone così lo posto su youtube e tutti lo vedono poi altri lo posteranno per farlo vedere ad altri che lo posteranno e così finalmente sì, finalmente…tutti vedranno poliziotti che riprendono persone che riprendono poliziotti che riprendono persone che riprendono pol

Scopare viene dal greco skopéo, guardare/osservare. La perversione infinita dello sguardo del potere fotte la democrazia, trasformando le vittime in spioncini.

[ps: non credo skopéo c’entri nulla con “scopare”, però funziona]

un grazie a Pietro Minto che mi ha fatto scoprire il video 

L’autista di Talete

L’autista di Talete

Passeggi con la testa nello smartphone e temi di sbattere contro un palo? Niente paura, l’autista di Talete ti guiderà a destinazione senza che tu debba alzare lo sguardo dallo schermo.

Il collettivo di artisti newyorkese Improve Everywhere – famoso alle cronache per aver fatto camminare all’indietro 2000 passanti a New York, congelato la Grand Central Station e aver fatto dire qualcosa di carino al megafono ai passanti – ha realizzato una delle loro più potenti performance. Fingendosi volontari, hanno assistito i tantissimi pedoni newyorkesi che passeggiano a testa bassa con la testa nel telefonino. Indossando una pettorina catarifrangente con su scritto seeing eye person, invitavano i distratti passanti ad attaccarsi ad un guinzaglio e a farsi guidare da un isolato all’altro, così da “aiutarli a messaggiare e a camminare in sicurezza”. Le ignare vittime non avrebbero dovuto far altro che continuare a fare quello che stavano facendo – scrivere un sms, controllare l’email – tanto c’erano i seeing che vedevano per loro dove mettere i piedi. Il risultato è esilarante.

Mi fa venire in mente l’aneddoto di Platone sulla servetta trace, quella in cui il primo filosofo della storia, il greco Talete, intento com’era a guardare le stelle o a ragionare su problemi metafisici, cadde in un pozzo. Una “graziosa e intelligente” serva trace che passava di lì, avendo assistito alla scena, prese in giro il filosofo osservando come egli, occupato com’era a conoscere le cose in cielo, non vedeva quello che gli stava davanti.

E’ come se con la loro performance gli artisti newyorkesi avessero voluto scongiurare il rischio per Talete di cadere nel pozzo, prendendolo per mano, anzi, ancora meglio, attaccandolo a un guinzaglio, così da farlo continuare a riflettere sui perché del mondo senza correre alcun pericolo. Questi autisti di Talete sono la stessa servetta di Mileto, con la differenza che decidono di intervenire prima del disastro. Certo, chi messaggia camminando per strada difficilmente si starà occupando di problemi filosofici, ma in entrambi i casi va incontro agli stessi pericoli, anche se morire cadendo in un pozzo mentre si osserva il moto degli astri è sicuramente più onorevole che essere investito da un’auto mentre si guarda un lolcat (giudizio inversamente proporzionale allo stato in cui versa la filosofia oggi).

talete

Ciò che mostrano la storiella di Platone e il collettivo artistico statunitense è che è difficile mantenere nello stesso momento entrambi i comportamenti, quello “intellettuale” e quello “manuale”: o si pensa o si agisce. Ma questo non vuol dire, checché ne dica Cartesio o il principio della catena di montaggio, che questi due atteggiamenti non facciano fondamentalmente lo stesso lavoro, solo che lo fanno in modo diverso. Su questo ci viene in aiuto un’altra storiella, questa volta tramandataci dal discepolo di Platone, Aristotele. E’ l’aneddoto dei frantoi, che ha come protagonista sempre Talete. Il filosofo di Mileto veniva criticato per lo stato di povertà in cui versava, dovuto secondo i compaesani proprio alla sua attività filosofica che non gli permetteva di guadagnare a sufficienza. Era tremendamente vero, come lo è tremendamente vero tuttora, ma Talete ne era infastidito, vedendo dietro un giudizio generico su uno stato dei fatti un’opinione morale sull’attività filosofica in sé (e anche questo, dopo quasi tremila anni, è un pregiudizio validissimo). Così, tediato da quella che era a tutti gli effetti un’accusa di fannullaggine, Talete decise di mostrare il risvolto pratico della sua attività teoretica. Sulla base di alcune osservazioni astronomiche, predisse un’abbondante raccolta di olive. Acquistò a poco prezzo, poiché fuori stagione e in uno stato di semi abbandono, tutti i frantoi di Mileto. La previsione si rivelò esatta e così, pieno di olive e con tutti i terreni della città di sua proprietà, stabilì un regime di monopolio. Il filosofo che sosteneva che l’acqua fosse il fondamento di tutte le cose dimostrò così quello che millenni dopo ha incontestabilmente fatto la scienza: studiare serve a qualcosa. E’ il paradigma scientifico che noi moderni conosciamo molto bene, tanto da averlo sovvertito: è l’osservazione diretta delle cose che ci fa “scoprire” la teoria che le spiega, basta guardare il bombolone sulla testa di Newton. 

Gli autisti di Talete di Improve Everywhere scongiurano così il rischio di cadere nel pozzo. Ma il risvolto è ironico, visto che quando siamo assorti nel nostro smartphone difficilmente ci staremmo occupando di problemi filosofici, ma neanche staremmo impastando il pane, piuttosto siamo intenti a guardare in street view la strada su cui stiamo camminando.