Io so e ho le prove. Io so come hanno origine le economie e dove prendono l’odore. L’odore dell’affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto. Io so. E la verità della parola non fa prigionieri perché tutto divora e di tutto fa prova. E non deve trascinare controprove e imbastire istruttorie. Osserva, soppesa, guarda, ascolta. Sa. Non condanna in nessun gabbio e i testimoni non ritrattano. Nessuno si pente. Io so e ho le prove. Io so dove le pagine dei manuali d’economia si dileguano mutando i loro frattali in materia, cose, ferro, tempo e contratti. Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra. Non ho video compromettenti in garage nascosti in inaccessibili paesi di montagna. Né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni. Io vedo, trasento, guardo, parlo, e così testimonio, brutta parola che ancora può valere quando sussurra: “È falso” all’orecchio di chi ascolta le cantilene a rima baciata dei meccanismi di potere. La verità è parziale, in fondo se fosse riducibile a formula oggettiva sarebbe chimica. Io so e ho le prove. E quindi racconto. Di queste verità

Roberto Saviano, Gomorra, pp. 234-240 (wiki)

Isola felice

Da napoletano ho un rapporto strano con l’autorità. Ogni volta che ho di fronte a me un uomo in divisa provo un sentimento di profondo rispetto. Mi riferisco al singolo uomo, quello con cui puoi parlare, con cui puoi stare in un contesto che non è quello, per esempio, di una manifestazione o di un posto di blocco. 

Stasera ero a una cena di lavoro. Seduto affianco a me c’era un uomo della capitaneria di porto. Sarà che aveva la mia stessa età, che la divisa del marinaio è bella, ma anche lì quel sentimento ha fatto capolino. All’inizio ho pensato: “Irrazionale, tutto questo non ha senso”. Poi ci ho pensato e una spiegazione me la sono data.

Il rispetto non è per la divisa, l’Arma. Questo sì che sarebbe irrazionale. Che cosa astratta! Il rispetto è per l’uomo, per la scelta che ha fatto: quella di sottostare a delle regole. Credo sia questo a generare in me questo sentimento. Napoli è una città decadente. Non date retta a chi dice che è una città anarchica, senza legge. Quando avete di fronte una persona che afferma queste cose chiedetegli di dov’è: se non vive a Napoli è giustificata, se vive qui purtroppo è un superficiale. Napoli è una città piena di regole. C’è la regola per parcheggiare il motorino, quella per guidare. C’è la legge della strada, quella del condominio. La regola per fare la spesa, per ritirare dal bancomat. Il problema non è l’assenza di regole, ma il disinteresse totale per quelle astratte, spersonificate, che non hanno autore, che vanno seguite indipendentemente da chi le stabilisce, che vanno seguite in se stesse, in quanto regole. Ebbene, la visione di un’uomo che ha scelto la divisa per mille motivi che non conoscerò mai, e che non sa neanche lui, è un’isola felice.

Ma che ci vuole a rispondere che la mafia, pure essendo la sesta più potente organizzazione criminale al mondo, è la più conosciuta non per colpa dei produttori televisivi e degli scrittori ma perché è la prima organizzazione criminale dell’Occidente? Ma ci vuole così tanto per rispondere a un uomo così mediocre e potente? Ci vuole così tanto a smascherare le idiozie? Ma si, ironizziamo su sua figlia editrice, prendiamolo poco sul serio. Tanto, dice stronzate no?

Amev, la news