La famiglia è etero, ma il sesso c’entra poco

Il mio pensiero è che la famiglia sia costituita da un uomo e una donna, e ritengo necessario che i figli crescano con un padre e una madre.

Mario Monti

L’ha detto Mario Monti e non c’è niente di eterosessuale in questa affermazione. Poi se lui l’abbia detto in quel senso oppure no, vorrà dire che la prossima volta dovrà essere più preciso.

La figura di un padre e di una madre prescindono dal sesso. Questo però non vuol dire che tutti possono assolvere al ruolo di padre o madre. Ma questo, di nuovo, non dipende dall’avere un fallo oppure no. Non è una questione di quantità ma di qualità. Dipende dai ruoli, e in una relazione quale dei due ruoli si ha. Quindi, in una relazione con un figlio, quale dei due partner si relaziona in un certo modo con il proprio figlio. 

Non sto qui a dire che ci sono maschi e femmine che sono stati pessimi padri e pessime madri, perché ci saranno altrettanto pessimi padri femmine o pessimi madri maschi. E’ questo pessimo ciò su cui si gioca tutto. Il sesso c’entra molto poco.

Ma andate a lavorare

Laurearsi a 28 anni è uno spreco, non da sfigati. Però è bello pagare le tasse per 10 anni, vero Stato? Il tema del posto fisso non è monotono, ma vecchio, in un mondo dove il capitale necessita di mobilità infinita. In più, il tema del posto fisso in Italia è molle, viscido, insidioso. C’è chi cerca il posto fisso perché se ne frega di specializzarsi, basta che alla fine del mese guadagni qualcosa. Niente da biasimare. Poi c’è chi ha trovato un posto fisso con un calcio in culo in un’impresa che richiede specializzazione e se ne frega del fatto di non prendersi cura della sua attività. E questo è deprecabile.

Una volta si chiamava ars retorica, quella pratica sublime del convincere con un contenuto, difficile equilibrio tra un sofista e Platone: convincere dicendo la verità. Oggi si chiama comunicazione. I tanti Monti e Martone che amano così tanto affermare senza esprimere, giudicare senza spiegare, dire senza mostrare, che hanno tante abilità scritte nei loro curricula infiniti, ma non quella più importante quando si parla, ovvero comunicare, farebbero meglio a starsi zitti la prossima volta. E lavorare.

Un video esemplare di come questa crisi metta in scena tutta la de-ideologia del Mercato. De-ideologia che già da qualche decennio sta destrutturando tutte le ideologie del Novecento. Come posso essere d’accordo con un ultraconservatore fascista anti-europeo? Ah già: quali di queste tre parole non ha ormai più senso? 

La differenza tra il suo pensiero e il mio è solo questa: io credo che l’Europa (quell’insieme di Stati che tutto sommato dovrebbero avere una politica e un’economia uniforme) centri poco. Non credo che attualmente l’Europa (quell’insieme di Stati etc. etc.) comandi, semmai comandano sempre gli stessi, in Europa.

Imperat in toto regina pecunia mundo

Giovinezza

Perché i giovani? Se fossi una grande testata non esiterei un attimo ad aprire un dibattito su questo argomento. Giorgia Meloni ieri ha detto, riferendosi al neogoverno Monti: “Ma un ministro che avesse meno di 55 anni? Troppo, forse”. Lei l’ha detto perché deve dirlo, perché a dire “giovani” non si sbaglia mai. Un po’ come dire “ambiente”. Ma sono parole vuote. Giovane è una parola vuota qui in Italia. Dove l’età media è bassa neanche si parla di “giovani”, perché si rischia solo di parlare al vento. Un paese giovane, con un governo dalla bassa età media, è una diretta conseguenza culturale. Un’amministrazione, qualunque amministrazione, con un’età media bassa non parla di “giovani”, fa solo buona amministrazione: giovane è una conseguenza, è il contenitore, non il contenuto. Qui in Italia non si parla di buona amministrazione ma di giovani, senza preoccuparsi di sapere dove siano i vantaggi di un concetto che non esiste. Così si discute grottescamente di giovani come fosse una categoria sociale. C’è l’operaio, l’insegnante, il libero professionista, e il giovane. Si parla di “loro”, ma loro chi? Giovani come fosse pensione, sanità, trasporto, scuola. Perciò domando socraticamente agli italiani: perché c’è bisogno dei giovani? 

La forma

Per anni abbiamo fatto della forma la sostanza e della sostanza la forma. Un’orgia di nani e veline ha reso l’involucro esterno il principio di movimento di tutto ciò che è interno. Ancora adesso siamo attaccati alla forma ora che il suo principio di movimento si è dimesso. Così restiamo storditi dalla tremenda differenza tra il Montistyle e quello che c’era fino a qualche giorno fa. Al fatto che in conferenza stampa non si distribuiscano più larghi sorrisi ma biscotti tostissimi che celebrano l’Unità d’Italia. Gli italiani fanno della forma una questione di sostanza. Siamo unici al mondo. Facciamo della sostanza uno stile: la forma riflette la sostanza, mai il contrario. Operazione complicata. Può capitare, infatti, che la forma sopraffa e umilia la sostanza a tal punto da renderla mera apparenza.