Gli inesistenti

In un mondo strutturato dallo sfruttamento e dall’oppressione, vi sono masse di persone che, propriamente parlando, non possiedono alcuna esistenza. Non contano nulla. Nel mondo di oggi, per esempio, non è praticamente africano che conti qualcosa. Diciamo che queste persone sono presenti nel mondo ma assenti dal suo senso e dalle decisioni sul suo avvenire. Diciamo che sono l’inesistente del mondo. Soltanto un’oligarchia lontana ma onnipresente riesce a collegare la successione degli episodi di vita delle persone al parametro unificato del profitto, e a nutrirsi di questo.
E diremo allora che un cambiamento del mondo è reale quando un inesistente del mondo comincia a esistere in questo stesso mondo con un’intensità massima. E’ esattamente quello che dicono ora le persone che stanno scendendo in piazza in Egitto. E’ la liberazione dell’esistenza: i poveri non sono diventati ricchi, in fondo non è cambiato niente. Quello che è successo invece è che l’esistenza dell’inesistente è stata liberata grazie a quello che io chiamo un evento, che in se stesso è quasi sempre inafferrabile. Che cosa osserviamo oggettivamente? Nel giro di pochi anni una piazza del Cairo si conquista una celebrità planetaria. La cosa veramente straordinaria è che la potenza di questo fenomeno è tale da far inchinare tutto il mondo, persino i suoi nemici più accaniti e nascosti.
I rivoltosi radunati in una piazza del Cairo sono dunque il “popolo egiziano”? Ma, in tutta questa faccenda, che fine fa il dogma democratico, il sacrosanto suffragio universale? Non è pericoloso? Tutto sommato, fossero anche un milione, non sono ancora tanti rispetto agli ottanta milioni di egiziani. In termini di cifre elettorali, è un fiasco garantito! Ma questo stesso milione di persone presenti sul posto vale tantissimo se cominciamo a non misurare più l’impatto politico dal numero inerte e separato, come si fa con i voti. La sua forza risiede nell’intensificazione dell’energia soggettiva (le persone si sentono indispensabili giorno e notte, tutto è entusiasmo e passione) e nella localizzazione spaziale della propria presenza (le persone si radunano in luoghi diventati imprevedibili, piazze, università, viali, fabbriche…). E’ la prova che nel caso di queste configurazioni – le rivolte storiche che aprono a possibilità nuove – è presente un elemento di universalità prescrittiva.

Alain Badiou, Il risveglio della storia, pp. 59-62, Ponte alle Grazie, Bergamo 2012.

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