La scienza e la filosofia

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« […] il libero arbitrio è una questione terribilmente difficile da affrontare per i fisici. Di solito cerchiamo di evitarla. Non fa che confondere questioni che altrimenti apparirebbero chiarissime. Tanto più con le macchine del tempo».

Kip ThorneBuchi neri e salti temporali, l’eredità di Einstein, Castelvecchi, Roma 2013, p. 529.

L’ingenuità con la quale gli scienziati approcciano o, come in questo caso, accennano a temi filosofici è sempre divertente, perché non si rendono conto neanche dell’ingenuità con la quale la pongono. È il segno dei tempi, dei tempi di una scienza senza filosofia, ma non di una filosofia che, nonostante sia in crisi, persiste a ragionare sulla scienza, sul suo ruolo.

Come sempre quando una dottrina della conoscenza sparisce (in questo caso la filosofia), ci si dimentica dei basilari. Il fisico di fama mondiale Kip Thorne, ingenuamente o ironicamente è impossibile da capire (ma forse non ha importanza), sentenzia che la questione del libero arbitrio è “terribilmente difficile da affrontare per i fisici”. Resta da capire cosa intenda per “terribilmente difficile da affrontare”. È sicuramente molto più “terribilmente difficile” da affrontare un’equazione sulle linee di campo piuttosto che la conoscenza della storia delle concezioni del libero arbitrio, perché nel primo caso si tratta di avere conoscenze preliminari (matematiche) che permettano di realizzare complicatissime formule, quindi applicare una tecnica, mentre nel secondo caso si tratta nient’altro che di leggere, leggere cosa ha detto Tommaso D’Aquino, Sant’Agostino, Hobbes, Nietzsche. Il libero arbitrio è una questione “facilissima” se non la si ritiene una cosa come fosse una formula matematica, una tecnica algebrica. Se leggere e riflettere su quello che queste persone molti secoli prima di noi hanno sentenziato sul libero arbitrio significa applicare una tecnica allora il corpo e il respiro sono macchine e non organismi autosufficienti. ”Capire” la filosofia è concentrarsi sul pensiero così come ci si concentra sul proprio respiro. È la cosa più naturale del mondo. È studiare storia e nient’altro, opinioni snocciolate nel corso dei secoli, dibattiti fatti tanto tempo fa su quali conseguenze ci siano in un mondo in cui l’uomo è libero o non libero, fintantoché ci sia messi d’accordo su cosa sia la libertà e la scelta. Questo non significa che filosofia è guardare al passato come fa lo storico, perché significherebbe che la storia è finita, che adesso non stiamo facendo storia e che nel futuro le prossime generazioni se ne fregheranno di quello che abbiamo detto oggi. È un’eventualità possibile solo se ci estinguessimo.

L’ingenuità dello scienziato privo di nozioni filosofiche, che è l’ingenuità di qualunque specialista che ignori o snobbi dottrine della conoscenza che non sono quelle in cui è preparato, è quella per cui egli pensa che la questione del libero arbitrio sia da trovare in una formula, nel giusto esperimento. Ma la questione del libero arbitrio non si risolve, non ha soluzione, non è fatta per essere risolta. Non c’è una risposta netta alla domanda: quanto l’uomo è libero?, perché per qualche decennio della prima metà del XX secolo la riposta è stata “molto poco”, nella seconda metà del XIX “parecchio”. Addirittura secoli prima la questione era tutta incentrata su quanta libertà ci concedeva Dio, pensate un po’.

La “questione filosofica” in filosofia si pone per porsi, per essere discussa, per far esprimere a ciascuno la propria opinione, e alla fine della carrellata riassumere le posizioni in due: esiste/non esiste il libero arbitrio, con tutte le schiere di sfumature semantiche che seguono.

Perché il libero arbitrio non esiste, la libertà non esiste. Esistono le stelle, materialmente, ma credo sia impossibile che un giorno si incontri per strada la Libertà. Il filosofo tedesco Kant riassumeva le cose così: il mondo esiste, ma non puoi incontrare un giorno “mondo” per strada, non vedrai mai qualcosa che sia “mondo”, neanche se ti metti a orbitare attorno alla terra. Mondo è qualcosa di più del pianeta roccioso sul quale viviamo. “Mondo” – come verità, essere, volontà, etc. – è un concetto nel quale sei completamente immerso e pretendere di sentenziare definitivamente su di lui equivale a tirarsi fuori dalle sabbie mobili tirandosi per i propri capelli. È questo l’errore commesso da chi la filosofia non la conosce e crede nello stesso tempo di poterla valutare (serve? non serve?): è l’errore di credere che la filosofia sia stata una scienza, che la filosofia serva, abbia un’utilità. Fintanto che gli scienziati (dal neurobiologo al medico di base, dal fisico teorico all’ingegnere) credono che la filosofia sia stata una scienza non potranno mai rispondere alla domanda: a cosa serve la scienza?

La filosofia è una riflessione sul pensiero, sul pensiero in generale e su un pensiero in particolare. Filosofia è il modo con il quale ci si pone le domande. Si parte da: che cos’è il libero arbitrio?, e si continua con: che cose la libertà?, che cos’è la scelta?, perché dovrei essere libero, perché non lo dovrei essere, perché mi faccio tutte queste domande nonostante sappia benissimo che non mi aiuteranno a trovare lavoro? Ecco la filosofia: chiedersi le cose disinteressatamente. Avere il tempo di farsi queste domande perché di tutto il resto (necessità vitali e sopravvivenza prima di tutto) ci si è già occupati. Filosofia è essere pronti a mettersi sul pergolato di casa a riflettere, in compagnia o in solitudine, o a rivoltare le cose come un calzino, ma poi mettersi comunque seduti, serenamente, a riflettere.

La filosofia è una carrellata di opinioni in mezzo alle quali è nascosta la verità, verità che sarà destinata un giorno a ritornare opinione. E così via. Ma non si creda che la relatività di questa consapevolezza (l’opinione che diventa verità e la verità che diventa opinione) possa farti snobbare l’opinione vera, tutto è relativo!, sarebbe veramente da paraculo. Perché fintantoché questa opinione resta vera (per cento anni, per dieci anni) dovrai farci sempre i conti, te che in questo periodo storico ci vivi.

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