Piove, google ladro!

«Se ci viene voglia di criticare le banche, passiamo per avversari del capitalismo e di Wall Street, contrari al suo salvataggio da parte dei contribuenti: un punto di vista ormai così banale da far sbadigliare. Invece, criticare la Silicon Valley, significa essere ritenuti dei tecnofobi, stupidoni nostalgici dei bei tempi andati prima dell’iPhone. Allo stesso modo, qualunque critica politica ed economica formulata contro il settore delle tecnologie informatiche e i suoi legami con l’ideologia neoliberista è subito considerata una critica culturale alla modernità. E il suo autore è dipinto come nemico del progresso, desideroso di raggiungere Martin Heidegger nella Foresta nera per guardare tristemente il cemento senz’anima delle dighe idroelettriche».

Evgeny Morozov, Dall’utopia digitale al caos sociale, Le monde diplomatique, n. 9, anno XXI, settembre 2014.

In realtà anche la critica alla Silicon Valley e al settore delle tecnologie informatiche fa sbadigliare, evidente com’è ormai anche lì il feroce capitalismo imprenditoriale che li guida. Non più di cinque anni fa, almeno in Italia, etichettare Google, Apple e Amazon come multinazionali senza scrupoli era da complottista, oggi è un buon argomento di discussione per l’aperitivo, e domani lo sarà anche per il bar di paese.

La verità è che non essendoci modelli alternativi in economia non ci resta che analizzare, criticare e discutere con obiettività la verità di questi “nuovi modelli economici” che “cambieranno tutto” (nemmeno Apple usa più slogan così, ormai ridicoli). Ed è la ragione per cui oggi a spopolare tra i best seller non è più Stephen King ma Slavoj Zizek e Morozov. È il segno dei tempi: siamo impotenti e non ci resta altro che parlare di quello che non possiamo cambiare. È il segno della vittoria del modello capitalista in tutte le nazioni, e che ora si avvia a realizzare il suo sogno di trionfare su tutta la terra. Ma per farlo dovrà fare in modo che il consumatore non senta proprio tutto l’ombrello che gli hanno infilato su per il sedere. (Quando sentiremo gridare ”piove, Google ladro”, quel momento sarà arrivato). Anzi, che il consumatore lo senta tutto questo ombrello, basta che non avverta il momento in cui questo sarà aperto: per questo ci pensa la condivisione dei dati, il finto comunitarismo con cui si travestono le multinazionali del web da quando è arrivato Facebook.

Il cambiamento, in corsivo non tra virgolette (cambiamento del modello economico in primis, a cui seguirà necessariamente tutto il resto) non arriverà da un editoriale che cambia la coscienza di chi già queste cose le sa o le intuisce, ma da un evento casuale che tutti sposeranno. Avverrà quando gli invisibili, quelli tagliati fuori dal modello economico attuale, gli emarginati, gli sfruttati, i poveri (quindi nessuno di quelli a cui, me compreso, piace leggere questi articoli) non vorranno più entrare nel mondo degli affari per affermare pretestuosamente di volerlo cambiare, ma quando vorranno entrarci per distruggerlo, o addirittura distruggerlo senza nemmeno entrarci.

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