Chi sono i terroristi/3 – Conversazione tra Badiou e Hazan

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[Il 24 dicembre 2008, sulla rivista Politis, è stato pubblicato un articolo, riportato dal collettivo francese Le parole sono importanti, firmato dal filosofo Alain Badiou e dello scrittore Eric Hazan a proposito della parola terrorismo. Lo spunto allora era il caso dell’ex prefetto di Var, in Francia, Jean-Charles Marchiani, riconosciuto prima colpevole di abuso di beni aziendali – per commissioni guadagnate illegalmente per un importo di 10 milioni di franchi -, incriminato per aver preso parte a un traffico di armi con l’Angola e infine graziato dal presidente Sarkozy dopo soli sei mesi di carcere. «Mentre Julien Coupat – osserva il collettivo Le parole – ancora langue in carcere senza processo, perché è semplicemente sospettato di aver sabotato delle sospensioni a catenaria dei treni di Stato della SNCF. Soltanto per questo motivo, questo presunto sabotaggio è stato elevato dallo Stato sarkozyano al rango di atto terrorista, qualificazione che giustifica – e non serve che a questo – qualsiasi misura preventiva e qualsiasi trattamento d’eccezione». Il testo di Badiou e Hazan potete leggerlo in francese qui]

«Impresa individuale o collettiva finalizzata a turbare gravemente l’ordine pubblico attraverso l’intimidazione o il terrore».

Questa è la definizione di terrorismo nel codice penale [francese]. Una tale impresa, concertata e di grande ampiezza, è condotta sotto i nostri occhi da mesi. I sistemi di intimidazione sono molti e vari: riconoscimento visivo per strada, nella metropolitana ronde minacciose di GPSR (Groupes de protection et de sécurisation des réseaux) con i loro cani da guardia, filtraggio delle uscite della città da parte della polizia, monitoraggio delle periferie dal cielo da droni con visori notturni. Senza contare l’intimidazione dei giornalisti, minacciati di perdere il loro posto con una telefonata “dall’alto”.

In termini di terrore, la recente irruzione all’alba in un piccolo villaggio in Corrèze di forze speciali incappucciate e armate, è stata filmata e fotografata in modo che tutta la Francia poteva immaginare il terrore dei bambini davanti la comparsa di questi extra-terrestri.

Non abbiamo dimenticato la morte di Chulan Zhang Liu, la ragazzina cinese che si è gettata dalla finestra l’anno scorso, tanto era terrorizzata da un controllo di polizia che cercava i sans papiers.

Né gli adolescenti in carcere che spingono la loro indisciplina fino al punto di suicidarsi.

Né le ragazze del collegio di Marciac terrorizzate dai cani poliziotto.

Senza dimenticare il terrore dei malati di mente che popolano le carceri e le panchine nella stagione fredda, e al quale il capo dello Stato ha promesso appropriate misure tecno-mediche per la minaccia che rappresentano.

La lotta antiterrorismo, con le sue sorelle minori che sono la lotta all’immigrazione clandestina e la lotta alla droga, sono lotte che non hanno nulla a che vedere con ciò che pretendono di combattere. Questi sono esercizi di governo, modalità di controllo della popolazione attraverso intimidazione e terrore. Coloro che oggi hanno in mano l’apparato statale sono consapevoli della impopolarità senza precedenti di quello che loro chiamano riforme. Sanno che una scintilla può avviare un incendio. Hanno creato un sistema terroristico per prevenire e trattare i gravi problemi che provocano. Gli eventi in Grecia vanno a rafforzare le loro paure, il che può far pensare che sono sufficientemente giustificate. Infatti, com’è scritto nell’articolo 35 della Costituzione del 1793:

«Quando il governo viola i diritti del popolo, l’insurrezione è per il popolo e per ciascuna parte del popolo il più sacro dei diritti e il più indispensabile dei doveri».


Nella foto in alto, un momento del blitz del 9 gennaio 2015 all’Hyper Cacher di Porte de Vincennes, Parigi. Grazie a Edoardo Acotto per la segnalazione del pezzo e la consulenza nella traduzione.

One Comment

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