Il maestro assoluto

«Lei sta per distruggere ciò che pretende di fondare, si tratti di una scuola o di un patto di fede con i Suoi amici. 
Lei in realtà delinea soltanto la sua relazione di singolarità, di autoesclusione e di rigetto nei confronti di ogni istituzione collegiale. Nelle Sue requisitorie, Lei confonde strutture e istituzioni. La sola struttura in questione nel Suo atto di fondazione è quella che riguarda Lei più l’analisi più il seminario. Ma Lei ha escluso una quarta componente fondamentale: il riferimento all’avversità.
La difficoltà dei Suoi rapporti con ogni gruppo indipendente, soprattutto se è composto di veri amici, La riconduce sempre al principio del rapporto privilegiato, della fiducia personale che fonda il patto a due solamente sulla complice intesa contro qualsiasi terzo, Lei divide per non regnare mai. La Sua difficoltà a considerarsi riconosciuto, famoso e irrefutabile La porta a ripetere le operazioni di commando sullo stesso terreno di una vecchia guerra in fondo già vinta. Ci attendiamo da Lei un governo sereno, basato su una teoria già ampiamente articolata; e non più esercizi temerari da vecchio partigiano con la vocazione del desperado».

Lettera di François Perrier a Jacques Lacan, 12 gennaio 1965, sette mesi dopo la fondazione dell’École Freudienne de Paris, in Elizabeth RoudinescoJacques Lacan. Profilo di una vita, storia di un sistema di pensiero, Raffaello Cortina, Milano 1995, p. 344.

La risposta (in sintesi, sempre in Roudinesco) di Lacan, lo stesso giorno:
«Io non divido, né aspiro a regnare. O siete tutti con me, oppure restate insieme: tuttispero, ma senza di me».

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