Le cose di cui si tratta qui […] sono le cose in quanto mute. E le cose mute non sono affatto la stessa cosa delle cose che non hanno alcun rapporto con le parole. Basta evocare la figura che chiunque di voi avrà presente, quella del terribile muto dei quattro Marx Brothers, Harpo. C’è forse qualcosa che possa porre una questione in un modo più presente, più pressante, più coinvolgente, più sconvolgente, più nauseante, più fatto per gettare nell’abisso e nel nulla tutto ciò che succede in sua presenza, di quella faccia segnata da un sorriso di cui non si sa se sia quello della più estrema perversità o della stupidità più completa, la faccia di Harpo Marx?
Jacques Lacan, Il seminario VIII, l’etica della psicoanalisi 1959-60, Einaudi Torino 2008, p. 65.