Ogni frase di “Silvio”, come lo chiamano loro, campeggia sui giornali di destra come un editto reale. Se dice “no alle elezioni”, non ci saranno elezioni. Se dice “voglio le elezioni”, ci saranno le elezioni. Dicesse “giovedì gnocchi”, allora sono gnocchi per tutti. Il resto, per la sua corte entusiasta, è appena un riverbero insulso, Parlamento e partiti, alleati e avversari, un borbottio vano e ridicolo, estreme ombre del passato che svaniscono nella luce abbagliante del Nuovo Regno. Conciati come siamo, potremmo anche dismettere (insieme a tante altre cose) le nostre idee repubblicane. A patto, però, che lo scambio sia, se non vantaggioso, per lo meno proponibile: e cioè che il re abbia portamento, prestigioe classe da re, non dico alla Juan Carlos, che sarebbe il massimo, ma almeno al livello di un ramo Savoia dei meno deteriorati, tipo gli Aosta. Uno che, per esempio, quando consegna i bilocali ai terremotati non sembri un agente immobiliare (“prestigiose soluzioni a dieci minuti dal centro”), ma appunto un monarca vero, al tempo stesso regale e sobrio, composto come un aristocratico e semplice come un uomo del popolo: un re, insomma. Noi di sinistra siamo troppo snob (si sa) per sottomettercia un re senza gli opportuni requisiti. E cambi parrucchiere, maledizione. – MICHELE SERRA
from l’amaca di Michele Serra