La natura extraparlamentare di Berlusconi

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I dati sulle presenze alle votazioni del Parlamento dell’ex senatore Silvio Berlusconi esplicitano la sua natura extraparlamentare: una su 1803 sedute, lo 0,06%. Sono le presenze da votante, non le presenze generali in aula.

Berlusconi non è un politico, se per politico si intende colui che si occupa della cosa pubblica. Non ha mai considerato lo Stato e la sua attività (il Parlamento) come lo strumento con il quale esercitare il potere della cosa pubblica, ma come quello con cui esercitarlo da privato, che significa occuparsi solo degli affari propri (politico è colui che beneficia personalmente di una cosa di cui beneficiano tutti: è perché ne beneficiano tutti che ne benefici anche tu, mai il contrario).
La natura di Berlusconi è extrapolitica. Egli non considera i tre poteri dello Stato (esecutivo, legislativogiudiziario) come qualcosa in cui è incluso, ma come qualcosa da cui ne è escluso. Li ha adoperati o influenzati nel loro esercizio, ma non vi a mai fatto parte: giudica ma non vuole essere giudicato, legifera ma non è uguale davanti alla legge, ha sempre applicato la legge fuorché non gli convenisse. E’ letteralmente un fuori-legge. Per questo ogni azione giudiziaria è sempre stata inefficace. Per questo ogni esercizio del suo potere, da presidente del Consiglio, da uomo di Stato, tende a demolire l’istituzione che lo rappresenta: perché lo esercita senza riconoscersi, sempre da fuori. Per questo è soprannominato il caimano: quando sembra sconfitto, fuori dal potere che esercita, ecco che ritorna più feroce, perché non ha mai perso l’esercizio di un potere da cui si pone fuori.

La sua decadenza da Senatore gli toglie quindi un certo potere, ma non lo estromette dal suo esercizio, per esempio nella forma indiretta del partito. E’ una contraddizione difficile da sostenere, eppure non si può negare che da oggi c’è una sedia vuota in Parlamento che è sempre stata vuota.