«Il fascismo ignobile e il fascismo in quanto estremo rimedio del capitale, il fascismo miserabile era anche un tentativo di rispondere – miserabilmente, ignobilmente – al regno già instaurato, già soffocante della società. Fu un sussulto grottesco o abietto di un’ossessione della comunione che cristallizzò il motivo della sua sedicente perdita e la nostalgia dell’immagine della sua fusione. Il fascismo, in questo senso, fu una convulsione del cristianesimo che affascinò in fondo tutta la cristianità moderna».
Jean-Luc Nancy, La comunità inoperosa, Cronopio, Napoli 2013, pp. 46-47.
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Fascio è ciò che unisce. Totale è l’organizzazione della società dei totalitarismi. Dov’è l’uomo in tutto ciò? Non l’uomo dell’avvenire, ma quello del capriccio e della passione (Bataille)? Non c’è. Non c’è spazio per l’uomo se tutto ciò che conta, tutto ciò che ha senso, è l’unità in una nebulosa idea, quella della “gloria” dell’Impero Romano (un’autentica nostalgia sarebbe stata improponibile visto che avrebbe incluso Nerone). La riflessione del filosofo francese costituisce il terreno per ogni possibile giudizio su ciò che ha rappresentato il fascismo per la società (quello che ha rappresentato e tuttora rappresenta per noi italiani è un discorso differente, anche se il punto di partenza è lo stesso). Il fascismo è grottesco perché all’organizzazione totale della società vi si oppone con la stessa natura: la produzione totale. Quello che l’estrema destra ancora non ha capito, o fa populisticamente finta di non capire, è che il fascismo è un finto anticapitalismo, semmai la più irrazionale, potente e imprevedibile arma della produzione totale.