Quindi, se ho capito bene:
I gay che non si sono suicidati da ragazzi dicono ai potenziali adolescenti suicidi di non suicidarsi perché la vita è bella. Addirittura c’è chi scrive una lettera aperta ai potenziali gay suicidi – pubblicata su La Repubblica di oggi – che dice sostanzialmente: ”Non ucciderti, essere gay è come tifare la propria squadra del cuore!”. Insomma, in Italia la qualità del dibattito pubblico sull’omofobia ha raggiunto livelli invidiabili.
C’è uno stridore logico e una cacofonia semantica degna dei migliori programmi televisivi del primo pomeriggio nel dire “suicida perché gay”, e il fatto che l’equazione la utilizzino quotidiani e rotocalchi, giornali scandalistici e generalisti, è un segnale forte: cari ragazzi, dovete avere il culo di nascere in una famiglia dalla mentalità aperta, perché se aspettate che qualcun altro vi possa far capire cosa vi sta succedendo vi sbagliate di grosso. Se poi a questo aggiungiamo le buone intenzioni di un personaggio pubblico quale il comico Carlo Giuseppe Gabardini che riduce la complessità dell’identità di genere al tifo calcistico, all’amore per un autore di romanzi, il risultato è qualcosa di assolutamente orribile. L’intenzione è encomiabile. E’ quella che vuole alleggerire la questione, ma la forma con la quale la presenta è terribile perché pone l’adolescente – così confuso, in un momento della sua vita in cui decide qui e ora cosa sarà per tutta la vita – come un ragazzetto, un piccolo bambino. «Ma dai, stai tranquillo – sembra dire Gabardini – l’omosessualità è come stare davanti al televisore e gridare: “NAPOLI! NAPOLI!”». Ma che risposta è?! Io voglio baciare i ragazzi, il mio pene diventa duro quando vedo bei visi scolpiti, non so cosa cazzo significa e se è una cosa naturale oppure no, e tu mi sai soltanto dire “Sorridi! Essere gay è bellissimo!”?
La verità fondamentale sull’omosessualità è questa: essere gay o essere eterosessuale è la stessa cosa. Si tratta ovviamente di una contraddizione: o si è gay o etero, amare l’altro sesso non è amare lo stesso sesso. Ma se in entrambi i casi si ama, allora essere gay è la stessa cosa di essere eterosessuale. Per questo l’editoriale di Gabardini afferma che essere gay è bellissimo. Ma se non spieghi il perché , dicendo solo come – e un “come” con esempi degni di una puntata di Bim Bum Bam – il messaggio che passa è purtroppo una cosa molto banale. Caro Gabardini, non si può affermare il messaggio rivoluzionario, fondamentale (essere gay o eterosessuale non fa differenza) con il linguaggio di Camera Café. Ma la colpa più grossa è della redazione di un quotidiano da centinaia di migliaia di copie che decide di pubblicarlo. Sarebbe meglio consigliare La vita di Adele e basta, film che dice tutto quello che Gabardini avrebbe voluto dire, soltanto in modo autentico, e senza dire proprio niente.