L’abbandono e l’amore

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Ho voglia di raccontarvi questa scena di Mud, film del 2012 diretto da un regista che mi piace tanto, Jeff Nichols (il resto della filmografia è Shotgun Stories e Take Shelter, entrambi interpretati da Michael Shannon). La scena costituisce secondo me l’apice del film, il momento di rottura in questo racconto di formazione che narra la crescita di Ellis, quattordicenne cresciuto nella paludosa e povera Arkansas attraversata dal Mississipi.

Ellis si è appena reso conto di quanto possano essere stronze le persone, e lo scopre nel modo peggiore, quello che se non ne capisci le ragioni di fondo ti porta a credere che sia una prerogativa soltanto femminile: ha preso un palo gigantesco da una ragazza più grande di cui si era invaghito, illudendosi di potersi addirittura fidanzare.

Così torna su un’isoletta per sfogarsi contro il fuggiasco ricercato (Matthew McConaughey, quello che interpreta da dio la parte del bugiardo tormentato) che insieme all’amico di Ellis, Neckbone (una specie di River Phoenix versione Stand by me degli anni ‘00), sta aiutando a far fuggire. Ellis molla un bel destro a Mud (nome fittizio che si è dato il fuggiasco) che pure gli aveva raccontato parecchie palle, e parte con la solfa del ragazzino “deluso dai grandi”.

Mud significa fango. E il fango è ciò che caratterizza questo film: il pantano letterale dove vivono questi ragazzini e il pantano metaforico della vita quando ti rendi conto a una certa età che devi farcela da solo, che più nessuno farà per te quello che ormai grande puoi e dovresti fare da solo.

Lei ti ha abbandonato e tu l’hai abbandonata, è questo quello che fanno tutti.

Ellis è incazzato nero. Con i suoi genitori che si stanno separando, con Mud in cui vedeva una figura paterna, con questa cazzo di vita che proprio a questa età diventa un calcio nei coglioni.

Tutto quello che mi hai detto è una bugia.

Ellis si è reso conto che la vita non continua ad infinitum così com’è stata fino all’adolescenza. Da qui in poi cambia tutto, ti senti abbandonato e mollato al destino e se non hai ricevuto un’educazione sufficiente a prepararti a tutto ciò, questa delusione arriverà a far parte della tua personalità, lasciandoti immaturo e irresponsabile.

La chiave per superare questa delusione, ed Ellis la troverà più avanti nel film, è che nessuno ti abbandona a un certo punto della vita. Né i tuoi genitori, né i tuoi amici. La verità è che sei da sempre abbandonato a te stesso. La vita è vivere nell’abbandono. La nascita è l’abbandono dell’utero e l’inizio di una vita di cui si prendono cura genitori a loro volta abbandonati da quando sono nati, e così via.

L’amore è ciò che ci permette di superare la scoperta dell’abbandono strutturale dell’essere umano. Ellis se ne renderà conto alla fine del film quando scoprirà che ci sono tante altre ragazze oltre a quella di cui si è invaghito. L’uomo è gettato nel mondo, ma non è niente di grave. L’uomo non sa perché è nato, né sa se dare un senso alla sua nascita possa cambiare l’assurdità della vita stessa (forse è questa l’essenza della libertà). Ma nonostante l’infinito abbandono che caratterizza la vita, amare ed essere amati annulla ogni insicurezza che la vita porta con sé, rende quasi insignificante il fatto che si nasce e si muore soli.

È questa la chiave per sopravvivere all’adolescenza e diventare uomini: scoprire che l’abbandono che caratterizza la vita non è niente di grave finché ami e vieni amato.

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