E’ una bella soddisfazione vedere come ogni spettacolo di Benigni non sia accompagnato da insulti e attacchi alla Bondi-cane-da-guardia style. Questo per due motivi, ben precisi. Primo: Benigni non è la Guzzanti. Il pubblico del primo ha un’età media sopra i 50 anni mentre il secondo va dai 30 in giù. Certo in un paese di vecchi sono i primi a mandare avanti il paese, per cui sarebbe più logico stare attenti a loro che ai giovani, ma non dimentichiamoci che si tratta di una fascia di età senza futuro. Secondo motivo: Benigni è un’istituzione popolare vivente. E’ come Mina e Totò: non ha senso attaccarlo. Il rischio per chi lo fa è quello di esporsi doppiamente: sprecare energie verso qualcosa che non può esser messo in discussione e mostrare una grossa sproporzione per l’evidente differenza culturale e intellettuale.