Comunque la si pensi, è pazzesco lo spettacolo di un intero paese costretto, da anni, a parlare quasi solamente di codice civile e penale, sentenze, lodi, codici, articoli di legge e leggi disarticolate. Una materia soprattutto tecnica, riguardo alla quale i famosi sondaggi in diretta meriterebbero (a parte si sia giuristi o avvocati o magistrati) solo la risposta «non lo so, non ci capisco niente», è diventata surrogato dell’ intera politica, una specie di olimpiade monomaniaca che assorbe palinsesti e monopolizza agende politiche, timoni dei giornali, discussioni parlamentari. Non so se ci rendiamo conto di quanto sia ridicola, per esempio, la presenza alle Camere di intere coorti di avvocati: hanno il ruolo che fu dei centurioni nella Roma imperiale. Ignoro se esistano precedenti storici di una comunità così vasta – e in fondo con qualche qualità, qualche merito – inchiodata a un caso giudiziario che si è fatto premier, e annichilita dall’ astio causidico che è montato e monterà ancora attorno all’ eterno Processo Berlusconi. Il sogno di occuparsi presto d’ altro prescinde, ne sono certo, dalle opinioni personali e perfino dalle simpatie politiche. La noia mortale alla quale il signor B e i suoi avvocati ci condannano non è, tra i capi di imputazione, il più lieve

via l’Amaca di Michele Serra

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